Serbia: la fame riduce a scheletri 80 cavalli lipizzani
BELGRADO (1 agosto) – È allarme tra gli animalisti per la sorte di 80 preziosi cavalli bianchi lipizzani. Gli esemplari della storica razza, vanto della rinomata scuola di equitazione spagnola di Vienna sotto gli Asburgo, sono ridotti dalla malnutrizione a ombre scheletriche degli alteri esemplari che furono.
I cavalli erano stati sfollati in Serbia dalla Croazia durante le guerre degli anni ’90. La loro custodia era stata affidata a un allevatore di Novo Naselje, vicino a Novi Sad, nella provincia della Vojvodina in Serbia. L’uomo, un profugo serbo della Slavonia croata, ha cercato di accudire, in questi anni, questi cavalli fra mille difficoltà soprattutto di ordine economico. Adesso, però, afferma d’essersi indebitato troppo per mantenere i lipizzani e di non avere più risorse.
«I cavalli sono ormai in condizioni catastrofiche», ha scritto in una richiesta di soccorso inviata sia ai leader politici della Serbia attuale sia a quelli della Croazia. Komasovic ricorda d’aver trasferito gli animali, ospitati fino al 1991 nell’allevamento croato di Lipik, su indicazione precisa delle autorità belgradesi dell’epoca. Ma lamenta di non aver ricevuto poi alcun aiuto: né dall’allora regime jugoslavo, né dai successivi governi democratici serbi. Sulla faccenda si allunga d’altronde l’ombra di un intrigo politico, poiché Zagabria rivendica all’odierna Serbia indipendente i diritti di proprietà sulle bestie. Pretesa che Belgrado ritiene al contrario legalmente infondata.
Un invito unanime ad accantonare il contenzioso e a darsi da fare concretamente è stato rivolto da associazioni per la protezione degli animali serbe e croate. Associazioni che hanno confermato il pessimo stato dei circa 80 cavalli-profughi, invocando l’invio urgente almeno del foraggio promesso nelle ultime ore dal ministro dell’agricoltura serbo.
Originari di Lipizza, località oggi slovena e un tempo austro-ungarica prossima a Trieste, i lipizzani nascono come razza nel ‘500 e devono la loro fama a Carlo d’Asburgo che li impose per la loro eleganza quali protagonisti della scuola di equitazione spagnola di Vienna: fondata nel 1729. Diffusi in Slovenia e Croazia settentrionale ed ereditati in gran numero dalla Jugoslavia dopo la fine dell’impero asburgico, essi sono stati al centro di vicende pubbliche anche in decenni recenti. Come nel caso degli otto sfortunati esemplari donati da Tito, in uno dei suoi impeti terzomondisti, per l’incoronazione del sedicente imperatore centrafricano Bokassa. E destinati senza pietà alla fornace equatoriale di Bangui.
fonte : Il Messaggero