Sequestrato in Provincia di Pisa l’”allevamento degli orrori”

Terribile lo spettacolo che si sono trovati di fronte le Guardie Zoofile del Wwf e gli attivisti Amici dei Cavalli durante la scoperta dello stato di diversi animali, trattenuti in Provincia di Pisa da una coppie di coniugi.
Un altro episodio di maltrattamento che ha come protagonisti, come al solito passivi, degli animali. E’ successo in provincia di Pisa. I fatti risalgono al giorno 16 aprile scorso, ed a scoprire lo stato disumano in cui erano tenuti da due coniugi 2 cavalli, 2 ponies, un asino, un bardotto, una vitella ed un suide, probabile incrocio tra maiale e cinghiale sono state le forze del Corpo Forestale dello Stato del Comando Provinciale di Pisa in collaborazione con la Ausl 5, che hanno scoperto le drammatiche condizioni degli stessi animali; il reato è quello secondo cui la Legge 189/2004 (maltrattamento di animali).

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Gli animali, tenuti dalla coppia, sono stati trovati dalle Guardie Zoofile del WWF in collaborazione con attivisti Amici dei Cavalli (www.amicideicavalli.org) in condizioni al limite della sopravvivenza. Tutti gli animali si presentavano vistosamente denutriti, con grandi zone prive di pelo e infestati da parassiti. Alcuni degli equidi erano legati con una catena intorno al collo, altri non riuscivano a tenersi in piedi, altri ancora deambulavano stancamente tra carcasse di altri animali deceduti in precedenza e immondizia. Alcune fotografie dei cavalli, scattate poco prima del sequestro, sono disponibili su www.amicideicavalli.org/pisa

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Le immagini sono crude, ma rappresentano la realtà; se ne consiglia la visione, anche solamente per rendersi conto di come possano accadere queste cose.

Dopo che l’”allevamento degli orrori” è stata scoperto è subito scattato il sequestro da parte della Guardia Forestale e gli animali sono stati presi in cura dai volontari della Fondazione da Filicaja e trasportati in uno dei loro centri.

Il dottor Jacopo Secco, del Dipartimento di Patologia diagnostica e Clinica veterinaria, sezione chirurgia e radiodiagnostica della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Perugina, ha visitato gli equidi al loro arrivo alla Fondazione e ha immediatamente operato d’urgenza l’asino per il ‘curettage’ e relativa sutura di una ferita infetta sulla nuca. Secco ha dichiarato: “Gli animali sono in un gravissimo stato di malnutrizione e sono stati detenuti in modo molto distante dalla correttezza; necessitano di immediate cure mediche, di un regime nutrizionale idoneo e sopratutto di essere gestiti con cura e attenzione. L’asino presenta una grave piaga localizzata a livello dell’area della nuca infetta e con cospicua presenza di bigattini [vermi] provocata dall’eccessiva permanenza della testiera, una grave alterazione di conformazione di tutti e quattro i piedi e deformazione del piede anteriore destro. Uno dei cavalli oltre a presentare una grave alopecia su tutto il corpo ed una massiva infestazione da parassiti degli annessi cutanei [pidocchi] presenta anche gravi piaghe da decubito su tutto il corpo ed una gravissima deformazione dello zoccolo e della suola di entrambi i piedi. Tutti gli equidi si presentano in gravissimo stato di denutrizione. Il bovino si presenta in gravissimo stato di dimagramento e con uno sviluppo non proporzionale all’età, oltre ad avere gravi escoriazioni e lesioni a livello cutaneo”.

Jeremy Bentham, nel 1789, anno della Rivoluzione Francese, nella sua opera “An Introduction to the Principles of Morals and Legislation” affermava:
“Si potrà un giorno giungere a riconoscere che il numero delle gambe, la villosità della pelle, o la terminazione dell’osso sacro sono motivi egualmente insufficienti per abbandonare un essere sensibile allo stesso fato. Che altro dovrebbe tracciare la linea invalicabile? La facoltà di ragionare o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo o un cane adulti sono senza paragone animali più razionali, e più comunicativi, di un bambino di un giorno, o di una settimana, o persino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è ‘Possono ragionare?’, né ‘Possono parlare?’, ma ‘Possono soffrire?’.”

Nicola Machetti

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