di Andrea Lessona
Corrono liberi per le vaste pianure. Simbolo della frontiera, dei pionieri, del Far West. Vivono così da sempre: da quando nel XVI secolo gli spagnoli portarono nel Nuovo Continente i puledri che generarono i mustang. I cavalli selvaggi americani.
Oggi, nonostante siano protetti, rischiano di morire. A migliaia. Un nuovo rapporto del governo federale, presentato nei giorni scorsi, sostiene che il costo per il mantenimento degli animali a carico di Wasghinton supererà di 27 milioni di dollari il budget stanziato. Troppo.
Per oltre tre secoli questa razza fu la più numerosa degli Stati Uniti, ambita sia dai Nativi americani sia da colonizzatori. Poi nella prima metà del Novecento venne quasi sterminata, perché pericolosa per il bestiame da pascolo e ormai inutile all’esercito meccanizzato. Di oltre due milioni di esemplari ne rimasero poche centinaia.
Oggi i 33 mila cavalli sopravvissuti si dividono i territori demaniali di dieci stati, ma la metà sopravvive in Nevada. Il Bureau of Land Management che controlla la popolazione equina deve far fronte a ingenti spese: con pochi predatori (umani a parte, nonostante sia proibito abbatterli) i branchi di mustang sono raddoppiati negli ultimi cinque anni.
Per poter preservare gli esemplari che non vengono dati in adozione o comperati dagli appassionati, occorrono nuovi recinti, fattorie e l’assunzione di molti “vecchi” cow-boys. E le spese aumentano a dismisura. Così, l’unica soluzione che si profila all’orizzonte dei mustang, il cui nome deriva dallo spagnolo mesteno, “selvatico o senza padrone”, sembra l’abbattimento.
Alla notizia, le proteste sono divampate per tutti gli Usa. Eppure le alternative esistono: aiutare l’adozione dei puledri detassando l’acquisto o fornire incentivi fiscali ad associazioni e privati. Un’altra possibilità sarebbe quella di rilasciare gli animali in zone diverse da dove sono stati catturati, in modo che non diano fastidio alla potente lobby degli agricoltori. Ma per questa ipotesi ci vuole una legge ad hoc.
La soluzione più efficace e a costo zero per le casse del governo federale sembra invece quella suggerita da Karen Sussman, presidente dell’International Society for the Protection of Mustangs and Burros: “Sterilizzare i mustang condannati all’abbattimento, per lasciarli liberi sui territori demaniali sino alla fine dei loro giorni”.
E preservare così il simbolo vivente della frontiera, dei pionieri, del Far West. Il simbolo degli Stati Uniti d’America.