GAZA: TRASPORTI IN GINOCCHIO, FERMI I TAXI TORNANO ASINI

Gerusalemme, 23 apr. (Apcom) –

Gaza va piano, anzi a piedi e chi puo’ permetterselo si sposta grazie a carretti tirati da docili asinelli, tornati dopo decenni ad essere il principale mezzo di trasporto in questo tormentato lembo di terra palestinese. “Non avrei immaginato che un giorno gli asini avrebbero preso il posto del mio taxi -si lamenta Aouni Sakher – ma a Gaza la benzina si trova solo al mercato nero e io non posso permettermi quei costi, sono pazzeschi”. Gli speculatori stanno facendo affari d’oro. Un liTro di benzina puo’ costare anche 15 euro, circa 90 shekel, ovvero 1/5 del reddito mensile delle maggioranza delle famiglie di Gaza che lottano con la poverta’ e sopravvivono con gli aiuti alimentari messi a disposizione dalle organizzazioni umanitarie internazionali.

Benzina e gasolio per gli autoveicoli non entrano a Gaza da circa due settimane, da quando Israele, in seguito ad un attacco armato palestinese al valico di Nahal Oz costato la vita a due civili, ha deciso di interrompere le forniture di combustibile alla Striscia. Da allora lo Stato ebraico ha garantito un flusso limitato di gasolio per l’unica centrale elettrica di Gaza e potrebbe riprendere quello del carburante per le automobili solo al termine della Pessah, la Pasqua ebraica, a fine settimana.

Intanto Gaza va a piedi. Secondo il movimento islamico Hamas, che controlla la Striscia da quasi un anno, la mancanza di trasporti offre l’occasione per tornare ad una “vita piu’ sana” ma pochi hanno accolto l’invito a “concedersi lunghe passeggiate”. “Abito a Gaza city e il mio ufficio e’ a Khan Yunis, sono 30 chilometri e non posso farli a piedi. Cosi’ da giorni non vado al lavoro e nella mia condizioni si trovano migliaia di impiegati”, spiega Basel Adwan, un dipendente del ministero dell’Interno. La paralisi dei trasporti ha causato il rallentamento un po’ di tutte le attivita’ lavorative ed inoltre molti studenti ed insegnanti non sono in grado di raggiungere scuole e universita’.

L’asino percio’ e’ ridiventato essenziale per gli spostamenti all’interno delle citta’. Chi puo’ permettersi di pagare uno shekel e mezzo (circa 20 centesimi di euro) ha a disposizione un posto sui carretti tirati da asini che sino a poche settimane fa erano usati, sì, ma per trasportare frutta e verdura. “E’ solo un carretto con ruote di gomma, non e’ certo un piacevole percorso in calesse come in una citta’europea ma almeno mi consente di arrivare a scuola, dall’altra parte della citta’”, commenta con ironia Basima Agha, una insegnante di lingua araba.

Chi possiede un asino puo’ dirsi fortunato, non solo perche’ puo’ sostituirsi ai taxi ed autobus rimasti a secco ma anche perche’ puo’ vendere l’animale a un prezzo molto alto, garantendosi in un colpo solo quanto riuscirebbe a guadagnare in almeno sei mesi di duro lavoro. “Hanno offerto per il mio asino 700 dollari ma per meno di mille non lo cedero’ mai”, dice Adel che fino a qualche giorno fa era un semplice manovale pronto per qualsiasi lavoro, e oggi sente di possedere un ricchezza inaspettata.

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